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Archeologia e Arte
I nuraghi:
Le torri tronco coniche dette nuraghi sono l’esempio più affascinante ed imponente della cultura nuragica sviluppatasi sull’isola tra il 1600 ed il 535 a.C.
Nella zona interna di Villasimius si potrà visitare quel che resta dei tanti nuraghi che sorsero nel territorio: il nuraghe Giardone nella zona di Campus, ma anche il nuraghe Cuccureddus, il nuraghe CampuLongu, il nuraghe IsTraias e il nuraghe Manunzas e Baccu’eGattus.
Erano tutti allineati appena dietro la costa, e tracciavano chiaramente una imponente linea difensiva del territorio. Nel caso del nuraghe Manunzas e Baccu’eGattus sono ancora visibili i resti delle capanne che crebbero intorno alle strutture nuragiche.
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La tomba dei giganti:
Con il suo diario di viaggio intitolato Terra Sarda, Ernst Jungerpresenta Villasimius al mondo. Lo scrittore di origine tedesca, dopo un breve soggiorno in paese nel maggio del 1954, descrive Villasimius con una precisione fotografica, tanto che rileggendo le pagine a lei dedicate, è possibile avere un’idea quanto mai precisa di cosa fosse il paese, le sue spiagge e la sua gente negli anni cinquanta.
Presenti su tutto il territorio isolano, anche Villasimius possiede il suo esempio di tomba dei giganti, sepoltura antica profondamente diversa dalle domus de janas.
Tombe collettive di epoca nuragica, erano dotate di una camera a corridoio definito con l’uso di massi e all’esterno la parte frontale era caratterizzata da un’esedra e da una pietra piatta centrale, tanto che, con una visione dall’alto, le tombe dei giganti ricordano ancora oggi una testa bovina.
Quella di Villasimius si trova nell’entroterra, fra Porto Sa Ruxi e la spiaggia di Campus; purtroppo non si è conservata in buono stato e ad oggi sono visibili solo le rocce che un tempo delimitavano il basamento della camera sepolcrale.
Il sito fenicio di Cuccureddus:
Ricordi dell’antica presenza fenicia si possono ancora oggi ripercorrere a ridosso della spiaggia di Cuccureddus, nei pressi del Rio Foxi. In un’aria privata si conservano i resti dell’antico insediamento fondato dai fenici e riutilizzato poi dai punici e romani.
Sorprende il fatto che il sito conservi tracce di quell’antico incendio che lo distrusse. I reperti archeologici ritrovati in loco sono oggi esposti presso il Museo Archeologico di Villasimius.
Le domus de janas della spiaggia del riso:
Suggestive e misteriose, le domus de janas nei pressi della Spiaggia del Riso, poco distanti dal porto di Villasimius, sono la traccia più emozionante lasciata dagli antichi abitanti della zona.
Per quanto il loro fantasioso nome, se tradotto dal dialetto sardo significhi “casa delle fate”, le domus de janas, presenti su tutto il territorio sardo, sono in realtà delle tombe scavate nella roccia.
Un tempo nella zona era presente una vera e propria necropoli della quale però solo una tomba, ancora oggi visitabile, è rimasta integra. Appare molto simile a quel che doveva essere un tempo, dotata all’esterno di un’apertura quadrangolare scavata in un massiccio granito e con un primo ambiente interno che introduce direttamente a una minuta camera sepolcrale. All’esterno due massi fungono da corridoio d’accesso alla tomba.
Le caratteristiche costruttive di questa domus hanno consentito agli archeologi di collocare la sua costruzione durante la Cultura di Otzieri, periodo storico che va dal 3500 al 2700 a.C.