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L’area marina protetta (le Zone)
Villasimius ha deciso di proteggere buona parte del suo territorio, compresa la costa, fin dal 1999 grazie ad un Decreto del Ministro del Territorio, e i risultati già oggi sono ben visibili. D’altronde la ricchezza della zona è in gran parte rappresentata dalla natura selvaggia e profumata che la abita e l’area protetta non fa che incrementare esponenzialmente questa ricchezza in flora e fauna. Di contro all’ospite sono richieste piccole attenzioni che non impediscono a nessuno di godere del fascino di Villasimius. Con maschera, pinne e boccaglio si potrà ammirare lo spettacolo di una vita sottomarina varia, frenetica e colorata, esattamente come doveva presentarsi decenni fa.
L’area marina protetta ha una caratteristica forma triangolare, e parte da Capo Boi, arriva fin a Punta Porceddus superando l’isola dei Cavoli e l’isola di Serpentara. In base al livello di tutela si distinguono tre zone diverse.
La zona A è quella interamente tutelata, nella quale vigono i vincoli maggiori. Comprende la costa occidentale di Serpentara, tutti gli isolotti a nord dell’isola, ma anche un tratto di mare che la unisce a Punta Porceddus. Solo al personale dell’Area Marina Protetta e al personale scientifico è consentito di immergersi e navigare in questa zona. Chi però desidera scoprirla potrà partecipare a visite sub organizzate, i cui percorsi sono stati prefissati.
La zona A è da intendersi come una riserva dalla quale la fauna protetta si dirige verso molte altre direzioni.
La zona B si estende da est di Serpentara fino alla secca dei Berni e comprende tutta l’area che circonda l’isola dei Cavoli e buona parte della costa di Capo Carbonara.
I divieti che vigono in questa zona sono più flessibili:
• si può navigare ben attenti a non superare la velocità di 10 nodi;
• l’area è interamente balneabile, ma l’ormeggio è consentito solo su fondale sabbioso, totalmente privo di posidonia;
• chi desidera esplorare la zona in immersione con autorespiratore deve ottenere l’autorizzazione dall’ente gestore.
Infine la zona C è quella soggetta a meno vincoli e più vicina alla costa. Comprende la parte restante dell’area marina e fra le regole da rispettare ricordiamo:
• il divieto alla caccia, alla cattura, alla raccolta o al danneggiamento di animali e piante;
• il divieto di introdurre specie estranee alla zona che potrebbero alterarne l’equilibrio;
• è vietato l’abbandono di rifiuti o di sostanze che possano ledere l’ambiente;
• non è consentito introdurre armi, esplosivi, mezzi di cattura e sostanze tossiche e inquinanti;
• è vietata la pesca sub;
• l’ancoraggio è consentito solo su fondali sabbiosi.
Si scopre la reale importanza dell’Area Marina Protetta solo con indosso una maschera ed un boccaglio: anche ai meno esperti è consentito di ammirare frammenti di vita della fauna e della flora sottomarina locale, colorata e suggestiva.
Si potranno incontrare con una certa semplicità spigole, orate, muggini, triglie, ma anche cernie, saraghi e salpe per niente disturbati dalla presenza umana e questo è solo un assaggio.
Anche la pinna nobilis ha trovato ospitalità nell’Area Marina Protetta di Villasimius: si tratta del più grande mollusco bivalve presente in tutto il mediterraneo, che insieme con l’aragosta rossa ripopolano la costa sud est sarda.
Più a largo si potranno incontrare in maniera del tutto imprevista meravigliosi delfini, ma anche barracuda in branchi, ricciole e leccie di passo. A quel punto serve prontezza di riflessi per immortalare il momento in splendide foto.
Costante di tutta la costa sud est è la posidonia, che cresce spontaneamente nei fondali a largo, appena oltre il limite sabbioso: si tratta di vere e proprie praterie subacquee la cui scoperta lascia davvero sbalorditi. Il sole regala alla posidonia riflessi dorati e la lieve corrente sottomarina fa muovere questa favolosa pianta che ben si è adattata a vivere sott’acqua. Da ospitalità a pesci e molti altri animali e le sue foglie verdi, ben saldate alla roccia grazie a delle forti radici, possono raggiungere addirittura il metro.
La posidonia produce piccoli frutti simili ad olive e non cresce oltre i trenta metri di profondità: l’assenza di luce ne impedisce lo sviluppo.